DELTOIDE
Origine fasci anteriori: terzo laterale del margine ant. della superficie sup. della clavicola
Origine fasci medi: margine laterale e superficie sup. dell’acromion
Origine fasci posteriori: margine posteriore della spina della scapola
Inserzione: tuberosità deltoidea dell’omero
Azione: abduce il braccio soprattutto con i fasci medi, mentre quelli ant. e post. agiscono come stabilizzatori. I fasci anteriori flettono e intraruotano il braccio, i posteriori lo estendono e lo extraruotano
Innervazione: ascellare C5, 6
Deficit: impossibilità di abdurre il braccio. In caso di paralisi anche del sopraspinato tendenza alla sublussazione della scapolo-omerale, meno marcata se il sopraspinato resta indenne.
SOPRASPINATO
Origine: 2/3 mediali della fossa sopraspinata della scapola
Inserzione: faccetta sup. della grande tuberosità dell’omero e capsula articolare della scapolomerale
Azione: abduce il braccio e fissa la testa dell’omero nella glenoide
Innervazione: soprascapolare C4, 5, 6
Deficit: riduce la stabilità della scapolomerale e predispone all’alterazione dei rapporti della testa dell’omero con la glenoide.
SOTTOSPINATO
Origine: 2/3 mediali della fossa sottospinata della scapola
Inserzione: faccetta media della grande tuberosità dell’omero e capsula articolare della scapolomerale
Azione: extraruota il braccio e stabilizza la testa dell’omero nella glenoide
Innervazione: soprascapolare C4, 5, 6
Deficit: riduce la forza di rotazione esterna. L’omero è atteggiato in intrarotazione.
PICCOLO ROTONDO
Origine: 2/3 prossimali della superficie posteriore del margine laterale della scapola
Inserzione: faccetta inf. della grande tuberosità dell’omero e capsula articolare della scapolomerale
Azione: extraruota il braccio e stabilizza la testa dell’omero nella glenoide
Innervazione: soprascapolare C4, 5, 6
Deficit: riduce la forza di rotazione esterna. L’omero è atteggiato in intrarotazione.
SOTTOSCAPOLARE
Origine: fossa sottoscapolare della scapola
Inserzione: piccola tuberosità dell’omero ecapsula articolare dell’articolazione scapolomerale
Azione: intraruota il braccio e stabilizza la testa dell’omero nella glenoide durante i movimenti della scapolomerale
Innervazione: sottoscapolare sup. e inf. C5, 6, 7
Deficit: riduce la forza di rotazione interna e di adduzione del braccio.
GRAN ROTONDO
Origine: faccia posteriore dell’angolo inferiore e terzo inferiore del margine laterale della scapola
Inserzione: cresta sotto la piccola tuberosità dell’omero
Azione: intraruota, adduce e estende il braccio
Innervazione: sottoscapolare inf. C5, 6, 7
Deficit: riduce la forza di rotazione interna e di estensione del braccio.
ELEVATORE DELLA SCAPOLA
Origine: apofisi trasverse delle prime 4 vertebre cervicali
Inserzione: margine mediale della scapola fra l’angolo superiore e la radice della spina
Azione: Origine fissa: eleva la scapola e partecipa alla sua intrarotazione.
Inserzione fissa: con azione unilaterale, ruota e flette il rachide cervicale omolateralmente. Con azione bilaterale può intervenire nell’estensione del rachide cervicale.
Innervazione: dorsale della scapola C3, 4, 5
Deficit: vedi grande romboide.
GRANDE ROMBOIDE
Origine: apofisi spinose delle vertebre toraciche da D2 a D5
Inserzione: margine mediale della scapola dalla radice della spina all’angolo inferiore
Azione: adduce, eleva e intraruota la scapola
Innervazione: dorsale della scapola C4, 5
Deficit: scapola atteggiata in abduzione e extrarotazione. Adduzione e estensione del braccio ridotte per insufficiente fissazione della scapola da parte dei romboidi.
PICCOLO ROMBOIDE
Origine: legamento nucale e apofisi spinose delle vertebre da C7 a D1
Inserzione: margine mediale della scapola a livello della radice della spina
Azione: adduce, eleva e intraruota la scapola
Innervazione: dorsale della scapola C4, 5
Deficit: vedi grande romboide.
TRICIPITE BRACHIALE
Origine: capo lungo tuberosità sottoglenoidea della scapola. Capo laterale superfici posteriore e laterale della metà prossimale della diafisi omerale e setto intermuscolare laterale. Capo mediale 2/3 distali delle superfici mediale e posteriore dell’omero al di sotto del solco del nervo radiale e setto intermuscolare mediale.
Inserzione: superficie posteriore dell’olecrano e fascia antibrachiale.
Azione: estende il gomito. Il capo lungo adduce e può intervenire nelle’estensione del braccio.
Innervazione: radiale C6, 7, 8 D1
Deficit: rende impossibile l’estensione dell’avambraccio contro gravità . Difficoltà in attività come raggiungere uno scaffale posto più in alto del capo, lanciare oggetti, spingere a gomito esteso, usare le stampelle o un bastone.
ANCONEO
Origine: superficie posteriore dell’epicondilo laterale dell’omero
Inserzione: margine laterale dell’olecrano e 1/4 prossimale della faccia posteriore dell’ulna.
Azione: estende il gomito e può stabilizzare l’ulna durante la pronazione.
Innervazione: radiale C7, 8
Deficit: diminuisce la capacità estensoria dell’avambraccio. Vedi deficit del tricipite brachiale.
CORACOBRACHIALE
Origine: apice del processo coracoideo della scapola
Inserzione: superficie anteromediale del terzo medio della diafisi omerale, dalla poarte opposta alla tuberosità deltoidea.
Azione: flette e adduce il braccio.
Innervazione: muscolocutaneo C6, 7
Deficit: riduzione della forza di flessione del braccio, particolarmente nei movimenti che richiedono anche la flessione e supinazione dell’avambraccio, come pettinarsi.
BICIPITE BRACHIALE
Origine: capo breve apice del processo coracoideo della scapola. Capo lungo tubercolo sopraglenoideo della scapola.
Inserzione: tuberosità bicipitale del radio e aponevrosi del bicipite (lacerto fibroso).
Azione: flette la scapolo omerale e il capo lungo può intervenire nell’abduzione del braccio se extraruotato. A origine fissa flette il gomito e supina l’avambraccio. A inserzione fissa flette il gomito, come nel sollevamento alla sbarra.
Innervazione: muscolocutaneo C5, 6
Deficit: ricuce la capacità di flettere l’avambraccio contro gravità . Difficoltà in diverse attività quotidiane come portare il cibo alla bocca o pettinarsi. Se il deficit interessa anche il brachiale il paziente pronerà l’avambraccio prima di flettere il gomito utilizzando il brachioradiale, l’estensore radiale lungo del carpo, il pronatore rotondo e i flessori del polso.
BRACHIALE
Origine: metà distale della superficie anteriore dell’omero e setti intermuscolari mediale e laterale.
Inserzione: tuberosità dell’ulna e processo coronoideo.
Azione: A origine fissa flette il gomito avvicinando l’avambraccio al braccio. A inserzione fissa flette il gomito, come nel sollevamento alla sbarra.
Innervazione: muscolocutaneo e un piccolo ramo del radiale C5, 6
Deficit: vedi bicipite brachiale.
BRACHIORADIALE
Origine: due terzi prossimali della cresta sopracondiloidea laterale dell’omero e setto intermuscolare laterale.
Inserzione: base del processo stiloideo del radio, lateralmente.
Azione: flette il gomito, portando in posizione intermedia tra pronazione e supinazione l’avambraccio.
Innervazione: radiale C5, 6
Deficit: riduce la forza nella flessione del gomito e nella pronazione o supinazione dell’avambraccio fino alla posizione intermedia.
SUPINATORE
Origine: epicondilo dell’omero, legamento collaterale radiale del gomito, legamento anulare del radio e cresta del supinatore dell’ulna.
Inserzione: terzo prossimale della superficie laterale del radio.
Azione: supina l’avambraccio.
Innervazione: radiale C5, 7
Deficit: predispone ad un atteggiamento in pronazione dell’avambraccio; interferisce in numerose attività della vita quotidiana come portare il cibo alla bocca.
PRONATORE ROTONDO
Origine: capo omerale, sopra l’epitroclea dell’omero, tendine comune dei flessori e fascia antibrachiale. Capo ulnare, medialmente al processo coronoideo dell’ulna.
Inserzione: terzo medio della superficie laterale del radio.
Azione: prona l’avambraccio e interviene nella flessione del gomito.
Innervazione: mediano C6, 7
Deficit: predispone ad un atteggiamento in supinazione dell’avambraccio; interferisce in numerose attività della vita quotidiana come ruotare una manopola, usare il coltello, raccogliere oggetti ruotando verso il basso il palmo della mano.
PRONATORE QUADRATO
Origine: estremità inferiore della superficie anteriore dell’ulna, medialmente.
Inserzione: estremità inferiore della superficie anteriore del radio, lateralmente.
Azione: prona l’avambraccio.
Innervazione: mediano C7, 8 D1
Deficit: predispone ad un atteggiamento in supinazione dell’avambraccio; interferisce in numerose attività della vita quotidiana come ruotare una manopola, usare il coltello, raccogliere oggetti ruotando verso il basso il palmo della mano.
ESTENSORE RADIALE LUNGO DEL CARPO
Origine: terzo distale della cresta sopracondiloidea laterale dell’omero e setto intermuscolare laterale.
Inserzione: lato radiale della superficie dorsale della base del secondo metacarpo.
Azione: estende e abduce il polso e può intervenire nella flessione del gomito.
Innervazione: radiale C5, 6, 7, 8
Deficit: diminuisce la capacità estensoria del polso. Predispone a una deviazione ulnare della mano.
ESTENSORE RADIALE BREVE DEL CARPO
Origine: epicondilo laterale dell’omero grazie al tendine comune degli estensori, legamento collaterale radiale del gomito e fascia antibrachiale.
Inserzione: superficie dorsale della base del terzo metacarpo.
Azione: estende e abduce il polso.
Innervazione: radiale C5, 6, 7, 8
Deficit: diminuisce la capacità estensoria del polso. Predispone a una deviazione ulnare della mano.
ESTENSORE ULNARE DEL CARPO
Origine: epicondilo laterale dell’omero grazie al tendine comune degli estensori, margine posteriore dell’ulna mediante un’aponevrosi e fascia antibrachiale.
Inserzione: lato ulnare alla base del quinto metacarpo.
Azione: estende e adduce il polso.
Innervazione: radiale C6, 7, 8
Deficit: diminuisce la capacità estensoria del polso. Predispone a una deviazione radiale della mano.
ESTENSORE COMUNE DELLE DITA
Origine: faccia posteriore dell’epicondilo omerale.
Inserzione: con quattro tendini destinati alle dita dal 2° al 5°. Ciascun tendine si divide in tre linguette, di cui la mediale si attacca alla base della seconda falange, mentre le altre due vanno ad inserirsi alla base della terza falange.
Azione: estende le prime falangi delle ultime quattro dita della mano;
Innervazione: radiale C6, 7, 8
Deficit: diminuisce la capacità estensoria delle falangi prossimali interessate, predisponendole ad un atteggiamento in flessione. Diminuisce la forza di estensione del polso.
ESTENSORE DELL’INDICE
Origine: faccia posteriore del corpo dell’ulna, membrana interossea.
Inserzione: si unisce al tendine dell’estensore comune delle dita destinato all’indice.
Azione: estende e può addurre l’indice.
Innervazione: radiale C6, 7, 8
Deficit: diminuisce la capacità estensoria dell’indice.
ESTENSORE DEL MIGNOLO
Origine: faccia posteriore dell’epicondilo omerale.
Inserzione: si unisce al tendine dell’estensore comune delle dita destinato al mignolo.
Azione: estende e può abdurre il mignolo.
Innervazione: radiale C6, 7, 8
Deficit: diminuisce la capacità estensoria del mignolo.
ESTENSORE LUNGO DEL POLLICE
Origine: faccia posteriore del corpo dell’ulna, membrana interossea.
Inserzione: faccia dorsale della base della seconda falange del pollice.
Azione: estende la seconda falange del pollice e la trapeziometacarpale. Interviene nell’abduzione e estensione del polso.
Innervazione: radiale C6, 7, 8
Deficit: diminuisce la capacità estensoria della seconda falange e ne predispone ad una deformità in flessione.
ESTENSORE BREVE DEL POLLICE
Origine: faccia posteriore del corpo del radio, membrana interossea.
Inserzione: faccia dorsale della base della prima falange del pollice.
Azione: estende la prima falange del pollice e la trapeziometacarpale. Interviene nell’abduzione del polso.
Innervazione: radiale C6, 7, 8
Deficit: diminuisce la capacità estensoria della prima falange e ne predispone ad una deformità in flessione.
ABDUTTORE LUNGO DEL POLLICE
Origine: faccia posteriore del corpo del radio, faccia posteriore del corpo dell’ulna, membrana interossea.
Inserzione: base del primo metacarpo, lateralmente.
Azione: abduce e estende la trapeziometacarpale. Partecipa all’abduzione del polso.
Innervazione: radiale C6, 7, 8
Deficit: diminuisce la forza di abduzione del pollice e del polso.
FLESSORE LUNGO DEL POLLICE
Origine: faccia anteriore del radio al di sotto della tuberosità bicipitale, membrana interossea, margine mediale del processo coronoideo dell’ulna e/o dell’epitroclea dell’omero.
Inserzione: superficie palmare della base della falange distale del pollice.
Azione: flette l’interfalangea del pollice, contribuisce alla flessione della metacarpofalangea e della trapezio-metacarpale e può intervenire nella flessione del polso.
Innervazione: mediano C6, 7, 8 D1
Deficit: riduce la capacità di flettere la falange distale. Difficoltà nel tebere una penna o piccoli oggetti tra il pollice e le altre dita. Un deficit marcato predispone a una deformità in iperestensione dell’interfalangea del pollice.
FLESSORE SUPERFICIALE DELLE DITA
Origine: capo omerale, epitroclea dell’omero mediante il tendine comune dei flessori, legamento collaterale ulnare del gomito e fascia antibrachiale. Capo ulnare, superficie mediale del processo coronoideo. Capo radiale, linea obliqua del radio.
Inserzione: sui lati delle falangi intermedie delle dita dal secondo al quinto.
Azione: flette le interfalangee prossimali delle dita dal secondo al quinto, interviene nella flessione delle metacarpofalangee e nella flessione del polso.
Innervazione: mediano C7, 8 D1
Deficit: riduzione della forza della presa e della flessione del polso. Difficoltà in attività come scrivere a macchina, suonare il piano o strumenti a corda per i quali è necessario flettere le interfalangee prossimali mantenendo estese le distali. Tendenza all’iperestensione dell’interfalangea prossimale durante l’estensione delle dita.
FLESSORE PROFONDO DELLE DITA
Origine: tre quarti prossimali delle facce anteriore e mediale dell’ulna, membrana interossea e fascia antibrachiale.
Inserzione: con quattro tendini sulla faccia anteriore della base delle falangi distali.
Azione: flette le interfalangee distali delle dita dal secondo al quinto, interviene nella flessione delle interfalangee prossimali e delle metacarpofalangee: interviene nell’adduzione di indice, anulare e mignolo e nella flessione del polso.
Innervazione: per fasci del secondo e terzo dito, mediano C7, 8 D1. Per i fasci del quarto e quinto dito, ulnare C7,8 D1
Deficit: riduzione della capacità di flettere la falange distale. E’ l’unico muscolo che può flettere tale segmento. In caso di deficit si riduce anche la forza di flessione del polso.
FLESSORE RADIALE DEL CARPO
Origine: epitroclea dell’omero mediante il tendine comune dei flessori e fascia antibrachiale.
Inserzione: base del secondo metacarpo e con un’espansione tendinea, base del terzo metacarpo.
Azione: flette e abduce il polso e può intervenire nella pronazione dell’avambraccio e nella flessione del gomito.
Innervazione: mediano C6, 7, 8
Deficit: riduce la forza di flessione del polso e, talvolta, la forza di prenazione dell’avambraccio. Predispone a deformità in deviazione ulnare della mano.
FLESSORE ULNARE DEL CARPO
Origine: capo omerale, epitroclea dell’omero mediante il tendine comune dei flessori. Capo ulnare, margine mediale dell’olecrano mediante un’aponevrosi, due terzi prossimali del margine posteriore dell’ulna e fascia antibrachiale.
Inserzione: pisiforme e, mediante espansioni tendinee, uncinato e quinto metacarpo.
Azione: flette e adduce il polso e può intervenire nella flessione del gomito.
Innervazione: ulnare C7, 8 D1
Deficit: riduce la forza di flessione del polso e predispone a deformità in deviazione radiale della mano.
PALMARE LUNGO
Origine: epitroclea dell’omero mediante il tendine comune dei flessori e fascia antibrachiale.
Inserzione: retinacolo dei flessori e aponevrosi palmare.
Azione: mette in tensione l’aponevrosi palmare, flette il polso e può intervenire nella flessione del gomito e pronazione dell’avambraccio.
Innervazione: mediano C6, 7, 8 D1
Deficit: riduce la capacità di incavare il palmo della mano e diminuisce la capacità di flessione del polso.
PALMARE BREVE
Origine: margine ulnare dell’aponevrosi palmare e superficie palmare del retinacolo dei flessori.
Inserzione: sulla pelle del margine ulnare della mano.
Azione: corruga la pelle del lato ulnare della mano
Innervazione: mediano C6, 7, 8 D1
Deficit: poco significativi.
FLESSORE BREVE DEL POLLICE
Origine: capo superficiale, retinacolo dei flessori e trapezio. Capo profondo, trapezoide e capitato
Inserzione: lato radiale della base della falange prossimale del pollice e espansione digitale estensoria
Azione: flette le articolazioni metacarpo-falangea e trapezio-metacarpale del pollice. Partecipa all’opposizione del pollice al mignolo. Può estendere l’interfalangea del pollice mediante la sua inserzione sull’espansione digitale estensoria
Innervazione: capo superficiale, mediano C6, 7, 8 D1. Capo profondo, ulnare C8 D1
Deficit: riduce la capacità di flettere la falange prossimale. Difficoltà nel tenere fortemente oggetti tra il pollice e le altre dita. Un deficit marcato predispone a deformità in iperestensione della metacarpofalangea.
OPPONENTE DEL POLLICE
Origine: retinacolo dei flessori e tubercolo del trapezio
Inserzione: margine radiale del primo metacarpo, su tutta la sua lunghezza
Azione: flette e abduce il primo metacarpo e lo intraruota; in questo modo il pollice viene posto in una posizione tale per cui può venire opposto, mediante una flessione della matacarpo-falangea, alle altre dita
Innervazione: mediano C6, 7, 8 D1
Deficit: ipotrofia dell’eminenza tenar e atteggiamento in estensione e adduzione del primo metacarpo. Difficoltà nell’impugnare una penna e indebolimento delle prese di forza.
ADDUTTORE DEL POLLICE
Origine: capo obliquo, capitato e base del secondo e terzo metacarpo. Capo trasverso, superficie palmare del terzo metacarpo
Inserzione: il capo trasverso sul lato ulnare della base della falange prossimale del pollice; il capo obliquo sull’espansione digitale estensoria
Azione: adduce l’articolazione trapezio-metacarpale, avvicinando il pollice al palmo della mano muovendolo su un piano perpendicolare a quello del palmo; adduce e coopera a flettere la metacarpo-falangea e interviene nell’opposizione del pollice al mignolo. può intervenire nell’estensione dell’interfalangea mediante l’inserzione del capo obliquo sull’espansione estensoria
Innervazione: ulnare C8 D1
Deficit: difficoltà nel serrare fortemente il pollice contro le altre dita a pugno chiuso.
OPPONENTE DEL MIGNOLO
Origine: apofisi unciforme dell’uncinato e retinacolo dei flessori
Inserzione: margine ulnare del quinto metacarpo, su tutta la sua lunghezza
Azione: flette e intraruota di pochi gradi l’articolazione carpo-metacarpica del quinto dito, sollevando il bordo ulnare della mano in modo tale che i flessori della metacarpo-falangea possano portare il polpastrello del mignolo a opporsi a quello del pollice. Partecipa a realizzare l’incavamento del palmo della mano
Innervazione: ulnare C7, 8 D1
Deficit: ipotrofia dell’ipotenar e difficoltà nell’opposizione del mignolo al pollice.
FLESSORE DEL MIGNOLO
Origine: apofisi unciforme dell’uncinato e retinacolo dei flessori
Inserzione: lato ulnare della base della falange prossimale del mignolo
Azione: flette la metacarpo-falangea del mignolo e interviene nell’opposizione dello stesso al pollice
Innervazione: ulnare C7, 8 D1
Deficit: riduce la forza di flessione e opposizione del mignolo.
INTEROSSEI DORSALI
Origine: Primo, capo laterale, metà prossimale del margine ulnare del primo metacarpo. Primo, capo mediale, margine radiale del secondo metacarpo. Secondo, terzo, quarto, superfici adiacenti di due metacarpi vicini
Inserzione: sull’espansione digitale estensoria e sulla base della falange prossimale, in quest’ordine:
Primo: lato radiale dell’indice soprattutto alla base della prima falange.
Secondo: lato radiale del medio.
Terzo: lato ulnare del medio, soprattutto sull’espansione estensoria.
Quarto: lato ulnare dell’anulare
Azione: abducono l’indice, il medio e l’anulare rispetto all’asse passante per il terzo dito. Partecipano alla flessione della metacarpo-falangea e all’estensione delle matacarpo-falangee delle stesse dita. Il primo interosseo può intervenire nell’adduzione del pollice
Innervazione: ulnare C8 D1
Deficit: riduce la capacità di abduzione del secondo, terzo e quarto dito. Diminuisce la forza di flessione delle metacarpofalangee e di estensione delle interfalangee delle stesse dita.
INTEROSSEI PALMARI
Origine: Primo, lato ulnare della base del primo metacarpo. Secondo, secondo metacarpo su tutta la lunghezza del lato ulnare. Terzo, su tutta la lunghezza del lato radiale del quarto metacarpo. Quarto, su tutta la lunghezza del lato radiale del quinto metacarpo
Inserzione: Soprattutto sull’espansione stensoria del dito corrispondente, con possibile inserzione sulla base della falange prossimale, in questo modo:
Primo: lato ulnare del pollice.
Secondo: lato ulnare dell’indice.
Terzo: lato radiale dell’anulare.
Quarto: lato radiale del mignolo
Azione: adducono il pollice, l’indice, l’anulare e il mignolo rispetto all’asse passante per il terzo dito. Partecipano alla flessione delle metacarpo-falangee e all’estensione delle interfalangee delle stesse dita
Innervazione: ulnare C8 D1
Deficit: riduce la capacità di adduzione del primo, secondo, quarto e quinto dito. Diminuisce la forza di flessione delle metacarpofalangee e di estensione delle interfalangee delle stesse dita.
LOMBRICALI
Origine: Primo e secondo, margine radilae dei tendini del flessore profondo, rispettivamente dell’indice e del medio. Terzo, margini adiacenti dei tendini del flessore profondo del medio e dell’anulare. Quarto, margini adiacenti dei tendini del flessore profondo dell’anulare e del mignolo.
Inserzione: margine radiale dell’espansione estensoria delle dita corrispondenti.
Azione: estendono le articolazioni interfalangee e flettono le metacarpofalangee delle dita dal secondo al quinto. Estendono le interfalangee anche con le metacarpofalangee estese.
Innervazione: del primo e secondo lombricale, mediano C6, 7, 8 D1. Il terzo e quarto, ulnare C 7,8 D1.
Deficit: deformità ad artiglio della mano.
ABDUTTORE BREVE DEL POLLICE (eminenza tenar)
Origine: scafoide, trapezio e legamento trasverso del carpo.
Inserzione: base della prima falange del pollice, lateralmente e espansione estensoria dorsale sul primo interosseo.
Azione: contrariamente al suo nome, adduce il primo metacarpo anteponendolo al carpo, flette la prima falange sul metacarpo e estende la seconda falange sulla prima.
Innervazione: mediano C6, 7, 8 D1
Deficit: interferisce nella presa di oggetti voluminosi.
ABDUTTORE DEL MIGNOLO (eminenza ipotenar)
Origine: pisiforme e tendine del flessore lungo del carpo.
Inserzione: base della prima falange del mignolo, medialmente con un’espansione estensoria
Azione: abduce e flette la metacarpofalangea. Può intervenire nell’etensione delle interfalangee.
Innervazione: ulnare C7, 8 D1
Deficit: riduzione della forza di abduzione e tendenza all’adduzione.
GRANDE PETTORALE
Origine: superficie anteriore della metà mediale della clavicola, superficie anteriore dello sterno, cartilagine delle prime sei o sette coste e aponevrosi dell’obliquo esterno dell’addome
Inserzione: cresta sotto la grande tuberosità omerale
Azione: Origine fissa: adduce e intraruota l’omero. Con il braccio abdotto e inserzione fissa può elevare le coste. Nella deambulazione con stampelle o alle parallele interviene per sostenere il peso del corpo. Il capo claveare flette il braccio e lo adduce sul piano orizzontale verso la spalla controlaterale. Il capo sternocostale deprime la spalla e adduce il braccio verso la cresta iliaca controlaterale.
Innervazione del capo claveare: pettorale laterale, C5, 6, 7
Innervazione del capo sternocostale: pettorale laterale e mediale, C6, 7, 8 D1
Deficit: parte claveare, riduce la capacità di addurre il braccio sul piano orizzontale. Difficoltà nel portare la mano sulla spalla opposta. Riduzione di forza in flessione e intrarotazione del braccio. Parte sternale, riduzione della forza in intrarotazione e adduzione del braccio in direzione obliqua verso l’anca opposta. Difficoltà nell’usare un’accetta, nel battere con una mazza o nel tenere un oggetto voluminoso e pesante alla’altezza della vita.
PICCOLO PETTORALE
Origine: margine superiore e superficie esterna dalla terza alla quinta costa in corrispondenza della cartilagine; fascia dei muscoli intercostali corrispondenti
Inserzione: margine mediale e faccia superiore del processo coracoideo della scapola
Azione: Origine fissa, inclina in avanti la scapola abbassando il processo coracoideo. Inserzione fissa, interviene nella inspirazione forzata
Innervazione: pettorale mediale con alcune fibre di provenienza dal pettorale laterale, C6, 7, 8 D1
Deficit: diminuisce la fissazione della scapola e, per questo, la forza in estensione del braccio.
TRAPEZIO
Origine: fasci superiori, protuberanza occipitale esterna, terzo medio della linea nucale superiore, legamento nucale e apofisi spinosa di C7. Fasci medi, apofisi spinose da D1 a D5. Fasci inferiori, apofisi spinose da D6 a D12.
Inserzione: fasci superiori, terzo laterale della clavicola e acromion. Fasci medi, labbro superiore della spina della scapola. Fasci inferiori, estremità mediale della spina della scapola.
Azione: a origine fissa adduce la scapola, specia grazie ai fasci medi, e la extraruota grazie ai fasci superiori e inferiori. I fasci superiori elevano la scapola. Quelli inferiori la deprimono. A inserzione fissa unilateralmente i fasci superiori estendono, flettono lateralmente dal proprio lato e ruotano dal lato opposto il rachide cervicale. A inserzione fissa bilateralmente il trapezio superiore estende la testa.
Innervazione: accessorio spinale e rami inferiori di C2, 3, 4
Deficit: la scapola si abduce e intraruota. Diminuisce la funzionalità del braccio per la diminuita fissazione della scapola stessa, in particolare nell’elevazione del braccio sul piano frontale. Diminuisce la forza nell’estensione, rotazione e inclinazione della testa. Aumenta la cifosi dorsale.
GRAN DORSALE
Origine: apofisi spinose da D6 a D12, ultime tre o quattro coste, vertebre lombari e sacrali mediante la fascia toracolombare e terzo posteriore del labbro esterno della cresta iliaca. Alcune fibre anche dall’angolo inferiore della scapola. Inserzione: solco bicipitale dell’omero.
Azione: a origine fissa intraruota, adduce e estende il braccio. Deprime la spalla e interviene nella flessione laterale del tronco. A inserzione fissa inclina il bacino in avanti e di lato. Agendo bilateralmente può sia iperestendere il rachide e portare il bacino in antiversione che flettere il rachide stesso, a seconda dei suoi rapporti con i diversi assi di movimento. Interviene come accessorio nella respirazione.
Innervazione: toracodorsale C6, 7, 8
Deficit: limita numerose attività che richiedono l’adduzione del braccio al tronco o viceversa. Diventa difficile arrampicare, camminare con le stampelle, sollevare il corpo alle parallele, nuotare, remare, spaccare la legna. La forza di flessione laterale del rachide è ridotta.
GRAN DENTATO
Origine: faccia esterna e margine superiore delle prime otto, nove coste.
Inserzione: margine mediale della scapola, sulla faccia costale.
Azione: a origine fissa abduce la scapola, la extraruota e ne avvicina il margine mediale alla gabbia toracica. Le fibre inferiori possono deprimere la scapola. Quelle superiori possono elevarla. Nel movimento di flessione sulle braccia fissa la scapola, o meglio il suo bordo mediale, al torace. Ruota la scapola in modo che la glenoide guardi verso l’alto.A inserzione fissa interviene come accessorio nella inspirazione forzata.
Innervazione: toracico lungo C5, 6, 7, 8
Deficit: mancata fissazione della scapola durante i movimenti del braccio con distacco del bordo mediale della scapola dalla gabbia toracica durante il movimento di flessione sulle braccia o di spinta di un oggetto pesante verso l’avanti. Difficoltà nell’abduzione con pesi, oltre i 30°.
RETTO DELL’ADDOME
Origine: cartilagini costali quinta, sesta e settima e processo xifoideo dello sterno.
Inserzione: cresta e sinfisi pubica.
Azione: flette il tronco sul bacino e viceversa, aumenta la cifosi dorsale e riduce la lordosi lombare.
Innervazione: da D5 a D12.
Deficit: diminuzione della capacità di flettere il rachide, di sollevare la testa e il tronco da supino e, in stazione eretta, aumento della lordosi lombare con antiversione del bacino.
OBLIQUO ESTERNO (o grande obliquo)
Origine: faccia laterale delle ultime otto coste, intersecandosi con il dentato anteriore.
Inserzione: fasci inferiori, metà anteriore della cresta iliaca. Fasci superiori, mediante un’ampia aponevrosi sulla linea alba, tubercolo pubico, sinfisi pubica.
Azione: inclina la colonna dallo stesso lato e ruota il torace dalla parte opposta. Con contrazione bilaterale flette la colonna, abbassa le costole (funzione espiratoria) e comprime i visceri addominali.
Innervazione: da D5 a D12 e ipogastrico.
Deficit: diminuzione della capacità di flettere il rachide, antiversione del bacino in stazione eretta, riduzione della forza espiratoria e del sostegno ai visceri addominali.
OBLIQUO INTERNO (o piccolo obliquo)
Origine: vertebre lombari, cresta iliaca fino alla spina iliaca antero superiore, legamento inguinale.
Inserzione: ultime tre cartilagini costali, linea alba, pube.
Azione: inclina la colonna e ruota il torace dal proprio lato. Con contrazione bilaterale flette la colonna, abbassa le costole (funzione espiratoria) e comprime i visceri addominali.
Innervazione: da D7 a D12, ileoipogastrico e ileoinguinale.
Deficit: diminuzione della capacità di flettere il rachide, antiversione del bacino in stazione eretta, riduzione della forza espiratoria e del sostegno ai visceri addominali.
TRASVERSO DELL’ADDOME
Origine: faccia mediale delle ultime sei coste, vertebre lombari, cresta iliaca fino alla spina iliaca antero superiore, faccia superiuore del legamento inguinale.
Inserzione: linea alba, cresta pettinea e cresta del pube.
Azione: comprime i visceri durante il torchio addominale, impedisce la protrusione della parete addominale, interviene nell’espirazione forzata.
Innervazione: da D7 a D11, ileoipogastrico e ileoinguinale.
Deficit: protrusione della parete addominale con conseguente accentuazione della lordosi lombare.
DIAFRAMMA
Origine: processo xifoideo,parte interna delle ultime sei cartilagini e ultime tre coste, vertebre lombari.
Inserzione: aponevrosi, senza inserzioni ossee, posta ventralmente alla cupola formata dal diaframma, detta centro frenico.
Azione: è il più importante muscolo della respirazione. Agisce in fase inspiratoria abbassandosi e aumentando così il volume toracico diminuendone la pressione.
Innervazione: frenico C3, 4, 5.
Deficit: gravi difficoltà respiratorie.
QUADRATO DEI LOMBI
Origine: legamento ileolombare e cresta iliaca.
Inserzione: processi trasversi da L1 a L4 e dodicesima costa.
Azione: flette il rachide o eleva il bacino dallo stesso lato. Con contrazione bilaterale fissa il rachide lombare e abbassa le coste durante l’espirazione forzata.
Innervazione: plesso lombare da D12 a L1, 2, 3, e nervo sottocostale.
Deficit: diminuzione della forza di flessione laterale del rachide e di elevazione del bacino. La sua retrazione unilaterale può dare un apparente dismetria degli arti inferiori.
GRANDE GLUTEO
Origine: linea glutea posteriore dell’ileo, sacro, coccige, legamento sacrotuberoso, aponevrosi del sacrospinale e glutea.
Inserzione: fascia lata e tuberosità glutea del femore.
Azione: estende e extraruota la coscia. Può intervenire nell’abduzione con le sue fibre superiori e nell’adduzione con quelle inferiori.
Innervazione: gluteo inferiore L5, S1, 2.
Deficit: difficoltà nell’alzarsi da seduto, nel salire le scale e se bilaterale notevoli difficoltà nella deambulazione.
PIRIFORME
Origine: faccia pelvica del sacro e del legamento sacrotuberoso, bordo del grande forame ischiatico.
Inserzione: gran trocantere del femore, superiormente.
Azione: extraruota la coscia. Può intervenire nell’abduzione con anca flessa.
Innervazione: plesso sacrale L5, S1, 2.
Deficit: tendenza all’intrarotazione con valgismo del ginocchio.
QUADRATO DEL FEMORE
Origine: superficie laterale della tuberosità ischiatica.
Inserzione: cresta intertrocanterica del femore.
Azione: extraruota la coscia. Può intervenire nell’adduzione.
nnervazione: plesso sacrale L4, 5, S1, 2.
eficit: tendenza all’intrarotazione con valgismo del ginocchio.
OTTURATORE INTERNO
Origine: faccia pelvica della membrana otturatoria e dell’ischio, bordo del forame otturatorio.
Inserzione: gran trocantere, medialmente.
Azione: extraruota la coscia. Può intervenire nell’abduzione con anca flessa.
Innervazione: plesso sacrale L5, S1, 2.
Deficit: tendenza all’intrarotazione con valgismo del ginocchio.
OTTURATORE ESTERNO
Origine: pube e ramo inferiore dell’ischio. Membrana otturatoria.
Inserzione: fossa trocanterica del femore.
Azione: extraruota la coscia. Può intervenire nell’adduzione.
Innervazione: otturatorio L3, 4.
Deficit: tendenza all’intrarotazione con valgismo del ginocchio.
GEMELLO SUPERIORE
Origine: spina ischiatica, lateralmente.
Inserzione: gran trocantere, medialmente.
Azione: extraruota la coscia. Può intervenire nell’abduzione con anca flessa.
Innervazione: plesso sacrale L5, S1, 2.
Deficit: tendenza all’intrarotazione con valgismo del ginocchio.
GEMELLO INFERIORE
Origine: tuberosità ischiatica, superiormente.
Inserzione: gran trocantere, medialmente.
Azione: extraruota la coscia. Può intervenire nell’abduzione con anca flessa.
Innervazione: plesso sacrale L4, 5, S1, 2.
Deficit: tendenza all’intrarotazione con valgismo del ginocchio.
SEMITENDINOSO (ischiocrurale mediale)
Origine: tuberosità ischiatica con un tendine comune al capo lungo del bicipite femorale.
Inserzione: superficie mediale della tibia, prossimalmente.
Azione: flette e intraruota la gamba. Estende la coscia e partecipa alla sua intrarotazione. La potenza totale dei flessori del ginocchio è di 15 Kgm, cioè poco più di in terzo del loro antagonista, il quadricipite.
Innervazione: ramo tibiale dello sciatico L4, 5 S1, 2
Deficit: diminuzione della forza in flessione del ginocchio. Diminuita stabilità mediale e atteggiamento in valgo e extrarotazione della tibia rispetto al femore. Un deficit associato a quello degli ischiocrurali laterali predispone all’iperestensione del ginocchio. Se bilaterale il bacino ruota in avanti con un conseguente aumento della lordosi lombare. Viceversa la retrazione degli ischiocrurali determina un atteggiamento in flessione del ginocchio e raddrizzamento della lordosi lombare.
SEMIMEMBRANOSO (ischiocrurale mediale)
Origine: tuberosità ischiatica, lateralmente e prossimalmente all’origine del bicipite femorale e del simitendinoso.
Inserzione: condilo mediale della tibia, postero-medialmente.
Azione: flette e intraruota la gamba. Estende la coscia e partecipa alla sua intrarotazione. La potenza totale dei flessori del ginocchio è di 15 Kgm, cioè poco più di in terzo del loro antagonista, il quadricipite.
Innervazione: ramo tibiale dello sciatico L4, 5 S1, 2
Deficit: diminuzione della forza in flessione del ginocchio. Diminuita stabilità mediale e atteggiamento in valgo e extrarotazione della tibia rispetto al femore. Un deficit associato a quello degli ischiocrurali laterali predispone all’iperestensione del ginocchio. Se bilaterale il bacino ruota in avanti con un conseguente aumento della lordosi lombare. Viceversa la retrazione degli ischiocrurali determina un atteggiamento in flessione del ginocchio e raddrizzamento della lordosi lombare.
BICIPITE FEMORALE (ischiocrurale laterale)
Origine: capo lungo, tuberosità ischiatica, posteriormente e parte inferiore del legamento sacrotuberoso. Capo breve, linea aspra del femore e linea sopracondiloidea.
Inserzione: testa del perone, lateralmente. Condilo laterale della tibia e parte laterale della fascia profonda della gamba.
Azione: flette e extraruota la gamba. Il capo lungo estende la coscia e partecipa alla sua extrarotazione. La potenza totale dei flessori del ginocchio è di 15 Kgm, cioè poco più di in terzo del loro antagonista, il quadricipite.
Innervazione: capo lungo, ramo tibiale dello sciatico L5 S1, 2, 3 Capo breve, ramo peroneo dello sciatico L5 S1,2
Deficit: diminuzione della forza in flessione del ginocchio. Diminuita stabilità laterale e atteggiamento in varo sotto carico. Un deficit associato a quello degli ischiocrurali mediali predispone all’iperestensione del ginocchio. Se bilaterale il bacino ruota in avanti con un conseguente aumento della lordosi lombare. Viceversa la retrazione degli ischiocrurali determina un atteggiamento in flessione del ginocchio e raddrizzamento della lordosi lombare.
QUADRICIPITE
Origine: retto femorale, spina iliaca antero inferiore e doccia sopra l’acetabolo. Vasto laterale, linea intertrocanterica, grande trocantere, tuberosità glutea, linea aspra. Vasto intermedio, faccia anteriore e laterale del femore, superiormente e linea aspra. Vasto mediale, linea intertrocanterica, linea aspra, linea sopracondiloidea mediale e tendini dell’adduttore lungo e grande.
Inserzione: rotula e mediante il legamento rotuleo sulla tuberosità tibiale.
Azione: estende il ginocchio e il retto femorale partecipa alla flessione dell’anca.
Innervazione: femorale L2, 3, 4
Deficit: difficoltà in numerose attività della vita quotidiana, come salire le scale, alzarsi e sedersi, camminare in salita. Nel cammino durante la fase di appoggio il ginocchio tende all’iperestensione.
ILEO PSOAS
Origine: Grande Psoas, processi trasversi da L1 a L5, corpi vertebrali e dischi da D12 a L5. Iliaco, fossa iliaca, superiormente. Cresta iliaca, legamenti sacroiliaco anteriore e ileolombare e parte laterale del sacro.
Inserzione: piccolo trocantere del femore.
Azione: a origine fissa, flette la coscia sul tronco e può abdurre e extraruotare l’anca. A inserzione fissa, con contrazione bilaterale, flette il tronco sulle coscie e aumenta la lordosi lombare. Con contrazione unilaterale partecipa alla flessione laterale del tronco.
Innervazione: plesso lombare L1, 2, 3, 4
Deficit: difficoltà in numerose attività della vita quotidiana, come salire le scale, alzarsi e sedersi, camminare in salita. Nel cammino, un grave deficit impone una accentuata rotazione del bacino verso il lato in appoggio per facilitare l’avanzamento dell’arto in sospensione.
SARTORIO
Origine: spina iliaca antero superiore.
Inserzione: faccia mediale della tibia, superiormente.
Azione: flette, extraruota e abduce l’anca. Flette il ginocchio e può intraruotare la tibia sul femore.
Innervazione: femorale L2, 3, 4
Deficit: diminuzione della forza di flessione, extrarotazione e abduzione dell’anca. Diminuzione della stabilità in senso anteromediale del ginocchio.
TENSORE DELLA FASCIA LATA
Origine: lateralmente alla cresta iliaca e alla spina iliaca antero superiore.
Inserzione: fascia lata.
Azione: abduce, flette e intraruota l’anca. Può partecipare all’estensione del ginocchio.
Innervazione: gluteo superiore L4, 5 S1
Deficit: tendenza al varismo del ginocchio e all’extrarotazione dell’anca in ortostasi.
PICCOLO GLUTEO
Origine: faccia esterna dell’ileo e grande incisura ischiatica.
Inserzione: gran trocantere, anteriormente.
Azione: abduce, flette e intraruota l’anca.
Innervazione: gluteo superiore L4, 5 S1
Deficit: riduce la forza di abduzione e intrarotazione dell’anca. Un grave deficit degli abduttori dell’anca causa durante il cammino una inclinazione del tronco verso il lato interessato (segno di Duchenne-Trendelembourg).
MEDIO GLUTEO
Origine: faccia esterna dell’ileo.
Inserzione: gran trocantere, lateralmente.
Azione: abduce, flette e intraruota l’anca. Con le sue fibre posteriori coopera a extraruotare e estendere l’anca.
Innervazione: gluteo superiore L4, 5 S1
Deficit: riduce la forza di abduzione e intrarotazione dell’anca. Un lieve deficit, in stazione eretta, evidenzia una curvatura del rachide con convessità opposta al lato deficitario a causa dell’innalzamento del bacino e dell’adduzione dell’anca dal lato del deficit. Un grave deficit degli abduttori dell’anca causa durante il cammino una inclinazione del tronco verso il lato interessato (segno di Duchenne-Trendelembourg).
PETTINEO
Origine: cresta pettinea del pube.
Inserzione: linea pettinea del femore.
Azione: adduce l’anca. Può intervenire nella flessione.
Innervazione: otturatore e femorale L2, 3, 4.
Deficit: diminuzione della forza di adduzione e diminuzione dell’equilibrio del bacino in appoggio bipodalico.
ADDUTTORE GRANDE
Origine: pube, ischio e tuberosità ischiatica.
Inserzione: tuberosità glutea, linea aspra e tubercolo sopra il condilo mediale del femore.
Azione: adduce l’anca. Può intervenire nella flessione e con le fibre di provenienza dalla tuberosità ischiatica nell’estensione.
Innervazione: otturatore e sciatico L2, 3, 4, 5 S1.
Deficit: diminuzione della forza di adduzione e diminuzione dell’equilibrio del bacino in appoggio bipodalico.
ADDUTTORE BREVE
Origine: ramo inferiore del pube.
Inserzione: linea pettinea inferiormente, fino alla metà superiore della linea aspra.
Azione: adduce l’anca. Può intervenire nella flessione.
Innervazione: otturatore L2, 3, 4
Deficit: diminuzione della forza di adduzione e diminuzione dell’equilibrio del bacino in appoggio bipodalico.
ADDUTTORE LUNGO
Origine: pube, nell’angolo tra cresta e sinfisi.
Inserzione: a metà della linea aspra del femore.
Azione: adduce l’anca. Può intervenire nella flessione.
Innervazione: otturatore L2, 3, 4
Deficit: diminuzione della forza di adduzione e diminuzione dell’equilibrio del bacino in appoggio bipodalico.
GRACILE
Origine: sinfisi pubica e ramo inferiore del pube.
Inserzione: al di sotto del condilo mediale della tibia.
Azione: adduce l’anca. Può intervenire nella flessione e intrarotazione del ginocchio.
Innervazione: otturatore L2, 3, 4
Deficit: diminuzione della forza di adduzione e diminuzione dell’equilibrio del bacino in appoggio bipodalico.
SOLEO
Origine: superficie posteriore del terzo prossimale del perone, linea del soleo, terzo medio del margine mediale della tibia e arcata fibrosa tra tibia e perone.
Inserzione: con il tendine del gastrocnemio sulla superficie posteriore del calcagno.
Azione: flette plantarmente la caviglia.
Innervazione: tibiale L5 S1, 2
Deficit: permette un atteggiamento con piede talo e predispone al piede cavo. La sua retrazione favorisce il piede equino. Diminuita capacità a sollevarsi sulla punta del piede. Atteggiamento posturale con il corpo spostato in avanti
GASTROCNEMIO
Origine: capo mediale, condilo mediale del femore, posteriormente, e capsula del ginocchio. Capo laterale, condilo laterale del femore, posteriormente, e capsula del ginocchio.
Inserzione: superficie posteriore del calcagno.
Azione: flette plantarmente la caviglia e partecipa alla flessione del ginocchio. Innervazione: tibiale S1, 2
Deficit: permette un atteggiamento con piede talo e predispone al piede cavo. La sua retrazione favorisce il piede equino. Diminuita capacità a sollevarsi sulla punta del piede. Iperestensione del ginocchio in stazione eretta.
PLANTARE
Origine: linea sopracondiloidea del femore e adiacente superficie poplitea, legamento popliteo obliquo del ginocchio.
Inserzione: superficie posteriore del calcagno.
Azione: flette plantarmente la caviglia e partecipa alla flessione del ginocchio.
Innervazione: tibiale L4, 5 S1
Deficit: diminuita capacità a sollevarsi sulla punta del piede.
POPLITEO
Origine: condilo laterale del femore e legamento popliteo obliquo del ginocchio.
Inserzione: faccia posteriore della tibia sopra la linea del soleo, prossimalmente.
Azione: a origine fissa, cioè da scarico con ad esempio il paziente seduto con le gambe sospese, flette e intraruota la tibia sul femore. A inserzione fissa, cioè sotto carico come ad esempio in piedi, flette e extraruota il femore sulla tibia. Inoltre rinforza l’apparato legamento posteriore del ginocchio.
Innervazione: tibiale L4, 5 S1
Deficit: predispone all’iperestensione del ginocchio e all’extrarotazione della gamba. Spesso il deficit del popliteo è associato a una prevalenza degli ischiocrurali laterali su quelli mediali.
TIBIALE POSTERIORE
Origine: superficie laterale della tibia, superficie mediale del perone, membrana interossea e setti muscolari.
Inserzione: scafoide, calcagno, i tre cuneiformi, il cuboide e la base del 2°, 3° e 4° metatarso.
Azione: supina il piede e flette (flessione plantare) la caviglia.
Innervazione: tibiale L4, 5 S1
Deficit: diminuita capacità di flettere e supinare il piede. Difficoltà nell’alzarsi in punta di piedi. Tendenza all’eversione.
PERONEO LUNGO
Origine: condilo laterale della tibia e superficie laterale del perone, prossimalmente. Setti intermuscolari e fascia profonda.
Inserzione: base del primo metatarso, lateralmente, e cuneiforme mediale.
Azione: prona il piede e flette (flessione plantare) la caviglia.
Innervazione: peroneo superficiale L4, 5 S1
Deficit: diminuita capacità di flettere e pronare il piede. Difficoltà nell’alzarsi in punta di piedi. Tendenza al varismo. Diminuita stabilità laterale della tibio tarsica.
PERONEO BREVE
Origine: superficie laterale del perone, distalmente. Setti intermuscolari e fascia profonda.
Inserzione: base del quinto metatarso, lateralmente.
Azione: prona il piede e flette (flessione plantare) la caviglia.
Innervazione: peroneo superficiale L4, 5 S1
Deficit: diminuita capacità di flettere e pronare il piede. Difficoltà nell’alzarsi in punta di piedi. Tendenza al varismo. Diminuita stabilità laterale della tibio tarsica
ESTENSORE LUNGO DELLE DITA
Origine: condilo laterale della tibia, faccia anteriore del perone per i suoi 3/4 anteriori, membrana interossea e setti muscolari adiacenti.
Inserzione: con quattro tendini alle dita dal 2° al 5°. Ogni tendine sulla superficie dorsale del dito si divide in tre linguette di cui due laterali si inseriscono sulla base della falange distale e una mediale, che si inserisce sulla base della seconda falange.
Azione: estende le interfalangee e le metatarso-falangee delle dita dal 2° al 5°. Interviene nella estensione (flessione dorsale) e nella pronazione del piede.
Innervazione: peroneo profondo L4, 5 S1
Deficit: diminuita capacità di flettere dorsalmente e di pronare il piede. Tendenza all’equinismo e al varismo dell’avampiede. Predispone al piede piatto.
PERONEO ANTERIORE
Origine: faccia anteriore del perone, distalmente e membrana interossea.
Inserzione: base del quinto metatarso, dorsalmente.
Azione: estende il piede (flessione dorsale) e lo prona.
Innervazione: peroneo profondo L4, L5 S1
Deficit: diminuita capacità di flettere dorsalmente e di pronare il piede.
ESTENSORE LUNGO DELL’ALLUCE
Origine: faccia anteriore del perone, nei suoi 2/4 medi e membrana interossea.
Inserzione: base della falange distale dell’alluce.
Azione: estende l’interfalangea e la metatarso-falangea dell’alluce. Coopera nell’estensione (flessione dorsale) e nella supinazione del piede.
Innervazione: peroneo profondo L4, 5 S1
Deficit: diminuita capacità di estendere l’alluce e di flettere dorsalmente il piede.
TIBIALE ANTERIORE
Origine: condilo laterale e superficie laterale della tibia, prossimalmente. Membrana interossea e fascia profonda.
Inserzione: base del primo cuneiforme, medialmente, e base del primo metatarso.
Azione: estende (flessione dorsale) il piede e lo supina.
Innervazione: peroneo profondo L4, 5 S1
Deficit: diminuita capacità di estendere il piede e predisposizione alla pronazione e eversione.
ADDUTTORE DELL’ALLUCE
Origine: capo obliquo, base del 2°, 3° e 4° metatarso e guaina del peroneo lungo. Il capo trasverso, dai legamenti metatarso-falangei plantari del 3°, 4° e 5° dito e dal legamento trasverso delle teste dei metatarsi.
Inserzione: base della falange prossimale dell’alluce, lateralmente.
Azione: adduce e contribuisce a flettere la metatarso-falangea del pollice. Contribuisce al sostegno della volta plantare.
Innervazione: tibiale S1, S2
Deficit: oltre all’ovvio deficit adduttorio dell’alluce predispone all’appiattimento della volta plantare. La sua retrazione favorisce l’alluce valgo.
ABDUTTORE DELL’ALLUCE
Origine: processo mediale della tuberosità del calcagno, legamento laciniato, aponevrosi plantare e setto intermuscolare adiacente.
Inserzione: base della falange prossimale dell’alluce, medialmente.
Azione: abduce e contribuisce a flettere la metatarso-falangea dell’alluce. Partecipa all’adduzione dell’avampiede.
Innervazione: tibiale L4, 5 S1
Deficit: avampiede e alluce valgo. Spostamento mediale dello scafoide.
FLESSORE BREVE DELL’ALLUCE
Origine: faccia inferiore del cuboide, medialmente e parte adiacente del cuneiforme laterale. Porzione laterale del tendine del tibiale posteriore.
Inserzione: base della falange prossimale dell’alluce, sia medialmente che lateralmente.
Azione: flette la metatarso-falangea dell’alluce.
Innervazione: tibiale L4, 5 S1
Deficit: alluce a martello e diminuzione del sostegno all’arco longitudinale della volta plantare.
FLESSORE BREVE DELLE DITA
Origine: processo mediale della tuberosità del calcagno, parte intermedia dell’aponevrosi plantare e setti intermuscolari adiacenti.
Inserzione: falange intermedia delle dita dal 2° al 5°.
Azione: flette le interfalangee prossimali e coopera alla flessione delle metatarso-falangee delle dita dal 2° al 5°.
Innervazione: tibiale L4, 5 S1
Deficit: diminuzione della capacità di flettere le interfalangee prossimali delle dita dal 2° al 5° e riduce il sostegno agli archi plantari longitudinale e trasversale.
LOMBRICALI
Origine: il primo dal tendine del flessore lungo destinato al 2° dito, medialmente. Gli altri tra i tendini adiacenti del flessore lungo.
Inserzione: falangi prossimali, medialmente, e espansioni estensorie delle dita dal 2° al 5°.
Azione: flette le interfalangee prossimali e coopera alla flessione delle metatarso-falangee delle dita dal 2° al 5°.
Innervazione: 1° lombricale, tibiale L4, 5, S1. Il 2°, 3° e 4° lombricale, tibiale L4, 5 S1, 2
Deficit: riduzione del sostegno dell’arco trasverso plantare e dita a martello per l’azione del flessore lungo.
INTEROSSEI DORSALI
Origine: superfici adiacenti dei metatarsi tramite due capi ciascuno.
Inserzione: base delle falangi prossimali e espansioni digitali estensorie. Il primo medialmente al 2° dito, gli altri lateralmente al 2°, 3° e 4° dito.
Azione: abducono il 2°, 3° e 4° dito rispetto all’asse passante per il secondo dito. Partecipano alla flessione delle metatarso-falangee e all’estensione delle interfalangee dal 2° al 4° dito.
Innervazione: tibiale S1, 2
Deficit: riduzione del sostegno dell’arco trasverso plantare e dita a martello per l’azione del flessore lungo.
INTEROSSEI PLANTARI
Origine: base del 3°, 4° e 5° metatarso, medialmente.
Inserzione: base delle falangi prossimali del 3°, 4° e 5° dito, medialmente, e espansioni estensorie.
Azione: adducono il 3°, 4° e 5° dito rispetto all’asse passante per il 2° dito. Partecipano alla flessione delle metatarso-falangee e all’estensione delle interfalangee dal 3° al 5° dito.
Innervazione: tibiale S1, 2
Deficit: riduzione del sostegno dell’arco trasverso plantare e dita a martello per l’azione del flessore lungo.
PEDIDIO
Origine: faccia superolaterale del calcagno, anteriormente. Legamento astragalo-calcaneare interosseo.
Inserzione: con quattro tendini alle dita dal 1° al 4° che si confondono con quelli dell’estensore lungo delle dita (vedi estensori piede), eccettuato il primo che si inserisce direttamente sulla faccia dorsale della prima falange dell’alluce, per cui talvolta è chiamato estensore breve dell’alluce. Il quinto dito non riceve il pedidio.
Azione: estende le metatarso-falangee delle prime quattro dita.
Innervazione: peroneo profondo L4, 5 S1
Deficit: diminuita capacità di estendere le dita dal 1° al 4°.
ESTENSORE BREVE DELL’ALLUCE (capo mediale del pedidio)
Origine: faccia superolaterale del calcagno, anteriormente. Legamento astragalo-calcaneare interosseo.
Inserzione: base della falange prossimale dell’alluce, superiormente.
Azione: estende la metatarso-falangea dell’alluce.
Innervazione: peroneo profondo L4, 5 S1
Deficit: diminuita capacità di estendere l’alluce. Se l’estensore lungo è indenne il deficit è difficilmente rilevabile. Se invece il deficit è a carico dell’estensore lungo, la diagnosi differenziale è data dal fatto che il breve estende solo la prima falange e tende ad addurla verso la linea assiale del piede.